La preferii a scettri e troni. Esercizi di esegesi: 2 - di UMBERTO NERI - Edizioni San Lorenzo
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La preferii a scettri e troni. Esercizi di esegesi: 2 - di UMBERTO NERI

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UMBERTO NERI ‒ Nacque a San Pietro in Casale (Bologna) il 13 novembre 1930, terzo figlio, dopo Ilde e Aralda, di Paolo e di Luigia Pederzoli.

Entrò nel seminario vescovile di Bologna a 11 anni e, dopo aver completato gli studi teologici, nell’anno accademico 1957-58 conseguì la laurea in filosofia presso l’Università di Bologna con una tesi dedicata a Il problema cristologico nell’esistenzialismo di Kierkegaard, per realizzare la quale soggiornò in Danimarca. Venne ordinato sacerdote nel 1953 e svolse alcuni incarichi quale cappellano presso varie parrocchie della diocesi, insegnando inoltre religione  presso il liceo Galvani di Bologna; dal 1957 fu anche aiuto assistente della FUCI bolognese, carica da cui fu allontanato nel 1961 a seguito del sostegno dato alla costituzione di alcune liste elettorali universitarie di cattolici appoggiate da indipendenti di sinistra. Sul versante degli studi, pur senza giovarsi di un rapporto preferenziale con specialisti di questi settori, iniziò a interessarsi in modo particolare di patrologia e di studi biblici, conseguendo la laurea presso la facoltà teologica di Milano.


Nel 1960 un’importante svolta nel suo ministero sacerdotale intervenne con l’ingresso nella Piccola famiglia dell’Annunziata (PFA), fondata pochi anni prima da Giuseppe Dossetti, con il quale era entrato in contatto attraverso la comune frequentazione del Centro di documentazione di Bologna. Attraverso lo stesso canale fu coinvolto, sia pure senza ruoli ufficiali, nei lavori del Concilio Vaticano II, facendo parte del gruppo di esperti che coadiuvava l’arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro. Il legame che si stabilì con il cardinale favorì successivamente la sua nomina nel pontificio Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra liturgia come membro della V commissione, incaricata della preparazione delle letture patristiche per la nuova edizione della liturgia delle ore.

Nel 1966 frequentò la facoltà di teologia dell’Università di Atene e durante il soggiorno in Grecia si recò presso il monte Athos per approfondire lo studio dei manoscritti relativi a Basilio di Cesarea, sul quale le sue ricerche patristiche si erano particolarmente concentrate e del quale curò alcuni anni più tardi (1976) l’edizione del De baptismo.

Terminato il Concilio, all'attività di studio e di consulenza iniziò ad affiancarsi quella di predicazione di esercizi spirituali nonché di commento dei testi biblici, in primo luogo negli incontri settimanali organizzati dalla PFA a Monteveglio (Bologna) a partire dal 1966, che costituirono, al pari di quelli celebrati anche in altri centri italiani, un’importante occasione di ripensamento del rapporto dei fedeli col testo biblico, secondo quanto auspicato nella costituzione conciliare Dei verbum.

Tra il 1968 e il 1969 compì insieme a Dossetti un lungo viaggio in Asia, durante il quale partecipò al Congresso monastico internazionale di Bangkok. Il viaggio, che aveva anzitutto lo scopo di ripercorrere attraverso alcune tappe simboliche il cammino di Abramo, costituì anche il primo importante momento di contatto di esponenti della PFA con l’induismo.

Dal 1970 al 1973, allo scopo di apprendere l’ebraico, frequentò come uditore la facoltà di giudaistica dell’Università di Gerusalemme. I suoi soggiorni in Terra Santa divennero stabili a partire dal 1972, anno in cui un nucleo di fratelli della PFA decise di stabilirsi a Gerico.

Dalla fine degli anni Settanta approfondì lo studio dell’Islam e della tradizione ebraica postbiblica e rabbinica e fu soprattutto grazie alle sue indagini che si diffuse nel contesto italiano la conoscenza delle opere di Basilio di Cesarea, Cabasilas e Simeone il nuovo teologo. Diventò sempre più chiara la sua proposta ermeneutica circa il testo biblico, che da un lato riconosceva la fondamentale importanza della rivoluzione degli studi esegetici rappresentata dall’applicazione del metodo storico-critico, dall’altro, in modo non meno vigoroso, deplorava la perdita di quella capacità di lettura unitaria della Bibbia che giudicava avesse permeato il cristianesimo a partire dall’epoca dei Padri. In svariate occasioni rimarcò come il merito fondamentale dell’esegesi moderna risiedesse nel consentire una migliore comprensione del testo letterale, ma, come aveva già rilevato Karl Barth, notava anche che tale comprensione restava limitata; viceversa era da rivalutare l’opera di Calvino, Lutero e Flacio Illirico, i quali erano stati capaci di fornire anche una vera e propria interpretazione unitaria del testo. In questo senso sviluppò e propose un metodo esegetico che, in modo esplicito, intendeva mutuare quello praticato dai più antichi Padri del cristianesimo. Discostandosi dalle tendenze prevalenti, sosteneva che la Bibbia deve essere accostata e compresa come un’unità, per cui i vari libri che la compongono devono essere considerati come una realtà inscindibile; allo stesso modo i due Testamenti devono essere studiati tenendo anzitutto conto della loro più profonda interrelazione, confermata dai rimandi interni. Respingendo quella che era intravista come una sorta di rigidità interpretativa dell’esegesi storico-critica, espresse la convinzione che il testo biblico fosse aperto per i suoi lettori a una inesauribile pluralità di significati. Nel corso degli anni questo orientamento esegetico ebbe modo di esprimersi attraverso conferenze e lezioni pubbliche, culminate nel 1986 nell’edizione del primo volume, dedicato al libro della Genesi, della collana «Biblia» da lui progettata, che intendeva offrire al lettore un testo biblico in cui alle redazioni originali fosse affiancata una sequenza di commenti di autori greci, siriaci, latini, medievali, riformatori e moderni.

I suoi studi gli fecero guadagnare la stima della Congregazione per le Chiese orientali, che lo nominò dapprima consultore della propria commissione speciale per la liturgia (1979-88) e quindi  della congregazione stessa (dal 1989 alla morte). Nell'ambito di questo rapporto di collaborazione ebbe l’incarico di minutante della lettera apostolica di Giovanni Paolo II Patres Ecclesiae (2 gennaio 1980), dedicata alla celebrazione del XVI centenario della morte di Basilio di Cesarea.

Dal 1979 al 1982 risedette a Pooni, Vidyajoti e Mussoori in India, dedicandosi allo studiò dell’induismo antico e del neo-induismo, nonché della teologia indiana. A questo periodo risale una fitta serie di cronache inedite dense di osservazioni sul contesto religioso indiano e sulle prospettive di sviluppo del cristianesimo in questa realtà. Negli anni successivi, eccettuati alcuni brevi periodi di soggiorno presso le sedi della PFA situate in Medio Oriente, risiedette stabilmente in Italia. Venne coinvolto nel processo di traduzione della Bibbia in swahili promosso dall’arcidiocesi di Bologna e, in pari tempo, collaborò al gruppo di lavoro che dal 1988 aveva iniziato la revisione della traduzione ufficiale della Bibbia della Conferenza episcopale italiana. Nel 1994, mentre si accingeva a partire per il Giappone, si manifestarono i primi sintomi della malattia tumorale.

Morì a Monte Sole (Bologna) il 17 febbraio 1997; venne sepolto a Oliveto di Monteveglio.

 

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